Le parole del presidente Thohir e del CEO Bolingbroke



Società

26 feb 2016

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"Il nostro è un team sportivo e societario forte, abbiamo un piano a lungo termine, con Massimo Moratti lavoriamo bene insieme. Guai a rimanere indietro con lo stadio"


MILANO - Su inter.it i passaggi principali delle dichiarazioni rilasciate dal presidente nerazzurro Erick Thohir e dal CEO Michael Bolingbroke nel rispondere alle domande dei giornalisti della carta stampata nel corso dell'incontro avvenuto nel pomeriggio di ieri.

"TEAM SPORTIVO E SOCIETARIO FORTE" Erick Thohir: "Ricordate il novembre 2013? Sono arrivato qui, da solo. Alcune persone dicevano che non capivo di calcio, altre che non capivo lo sport business. Ne capisco, ne capisco eccome. E ne capivo allora. Allo stesso modo, però, al tempo avevo bisogno di conoscere la Serie A e avevo bisogno di un team che mi supportasse, anche perché anche a livello globale ogni cosa sta cambiando nel mondo del calcio. È importante avere un management affidabile, che segua la quotidianità. Per me è importante essere qui una volta al mese e se mi paragonate ad altri presidenti stranieri in Europa forse non ce n'è uno che sia presente così assiduamente. Chiaramente, però, la quotidianità deve essere gestita da qualcuno che sia presente sempre, senza che intervenga necessariamente il proprietario. Nella Serie A attuale sono il secondo presidente non italiano e magari ho anche una visione per la Serie A diversa dagli altri presidenti. Ogni presidente poi ha uno stile differente. Non si può dire quale sia lo stile migliore, ma questo è il mio. E sono convinto di una cosa, come tifoso e come proprietario, credo che la Serie A possa competere ad alto livello con il contributo di tutti e, ovviamente, anche con il contributo dell'Inter. Qualcuno dice che io non supporto a Mancini o al management. Ma si sbagliano di grosso, noi ci sentiamo spessissimo. Ci vuole tempo naturalmente per cambiare le cose ma noi abbiamo costruito una squadra forte, dal punto di vista sportivo e dal punto di vista societario. I risultati del campo arrivano domenica dopo domenica, è normale vivere di alti e bassi, ma il business plan è quinquennale. La realtà è che, pur essendoci momenti altalenanti, io ci ho messo impegno e capitali. E continuerò a farlo. Ci siamo dati come obiettivo la Champions League e continuiamo a perseguirlo. Ma se non dovessimo raggiungere l'obiettivo, per il quale comunque continuiamo a lottare, ci concentreremmo sul passo successivo, senza lasciar nulla all'improvvisazione. C'è una strategia, è tutto frutto di programmazione. Il business plan prevede anche investimenti, ci è capitato di immettere capitali. E se necessario ne immetterò ancora. È importante che il management, nel suo complesso, abbia ben chiari i target da raggiungere. Intanto si cominciano ad ottenere dei risultati. Ovviamente non possiamo essere completamente soddisfatti perché l'obiettivo non è centrato al 100%, dobbiamo continuare a crescere e crescere molto, ma siamo comunque contenti perché abbiamo migliorato il dato. L'obiettivo è raggiungere almeno quota 230 milioni. Dobbiamo lottare per crescere, come Inter e come Serie A".

"MORATTI ED IO"Erick Thohir: "Potete consultare il bilancio, di prestiti da parte mia ci sono 100 milioni, in generale ho investito oltre 200 milioni, ma non soffermiamoci su questo, non fa parte del mio stile parlare dei soldi che metto nel Club. Lo faccio per il bene dell'Inter. Se c'è bisogno di liquidi io sono pronto a metterli. Moratti? Ha già investito tanto in passato, esiste un patto tra noi per cui ora tocca a me farlo, ma se vorrà potrà farlo anche lui. Non c'è conflitto tra noi, è nei patti e va rispettato il fatto che lui abbia in passato investito moltissimo. Ecco perché quando sono arrivato nel novembre 2013 non ho voluto da subito paragoni tra me e Moratti. Poi lui ha vinto la Champions e io sto ancora lavorando per vincere. Ciò non toglie che siamo partner e discutiamo insieme di tutto. Nel quadro dell'accordo con Moratti ho dato delle garanzie che ci sarebbero stati i fondi necessari per poter continuare l'operatività in maniera lineare, ho finanziato laddove necessario. Se a giugno dovesse essere necessario lo farò ancora, ma è stato tutto pattuito all'inizio. Un'altra storia è la questione investitori. La cosa più importante è trovare un partner in Cina, che è una cosa diversa. Se poi ci saranno anche investitori saranno i benvenuti, ma al momento non ce ne sono. Non c'è fretta, non ci sono scadenze incombenti, ma è importante trovare un partner per aprire questo nuovo bacino. Nel frattempo comunque gli introiti crescono, erano 160 milioni, ora siamo a 180, quindi significa che siamo cresciuti più del 10%. Nella congiuntura attuale dove le percentuali sono negative, l'essere cresciuti di più del 10% mi sembra un segno inequivocabilmente positivo. L'anno scorso ci eravamo impegnati e siamo riusciti ad avere un utile con segno positivo, faremo di più per avere un segno ancora più positivo. I 180 milioni non ci bastano, il nostro obiettivo - come ho detto - sono i 230".

"Moratti ed io siamo partner e se in futuro ci saranno nuovi investitori ci sarà una qualche forma di diluizione, io avrò comunque la maggioranza e potrebbero per esempio esserci due azionisti di minoranza. Ma per ora non so cosa succederà, non posso parlare per Massimo Moratti. Se poi Moratti volesse vendere le sue quote a qualcuno, avrebbe la possibilità di farlo, è un suo diritto. Ma l'ha già detto, vorrebbe rimanere nell'Inter e io voglio che rimanga, lui è un partner molto valido e gentile, mi supporta molto. C'è molto rispetto reciproco e sa che stiamo lavorando molto. I nostri rapporti sono buoni, noi non abbiamo mai pensato di acquistare la sua quota, se ciò fosse stato nel nostro interesse avremmo acquistato subito il 100%. La mia filosofia da questo punto di vista è coerente: negli USA sono socio di maggioranza di un club e con i soci di minoranza condividiamo, concordiamo, ciò che c'è da decidere, ma l'importante è avere la stessa visione, la stessa prospettiva. Con Massimo Moratti cerchiamo sempre un accordo, è successo ultimamente anche con Eder ad esempio. Non siamo una S.p.A., dove non ci parleremmo e decideremmo per alzata di mano: ci parliamo per decidere l'indirizzo del Club ed è la cosa più bella. Per me la partnership non è un rapporto di forza tra chi ha la maggioranza e chi ha la minoranza, ho partner in tutte le mie attività perché rientra nella mia filosofia e la partnership serve per compensarci, per mettere in campo misure e contromisure perché in due si lavora meglio. Ora siamo concentrati insieme sul campionato e lottiamo per raggiungere l'obiettivo della qualificazione in Champions League".

"5 ANNI, NON 5 MINUTI"Michael Bolingbroke: "C'è un accordo sul FFP ed è un accordo su base biennale, riguarda l'esercizio in corso e il prossimo. Per ora il primo obiettivo da raggiungere è di -30 milioni massimo per il primo anno e arrivare poi al pareggio il prossimo. Per noi è importante rispettare il contenuto di questo accordo, perché vorrebbe dire che in 18 mesi saremmo in pareggio. Naturalmente per poter fare questo abbiamo mantenuto e manteniamo un contatto costante con l'UEFA. Capiscono quanto stiamo facendo e capiscono che il nodo è il pareggio. Ad esempio se domani ricevessimo meno soldi di quanto previsto dall'accordo dei diritti tv, l'UEFA non prevederebbe delle sanzioni, capirebbero la nostra posizione. Il loro ruolo non è quello di sanzionare, ma permettere a tutti i club di raggiungere il pareggio. Per quanto ci riguarda, penso che possiamo farcela, ci stiamo lavorando, anche se ovviamente non è certo facile. Sostengo in pieno il FFP, ma è ovvio che due anni non sono tantissimi, perché si tratta di dare una sterzata decisa. Confermo che ci chiedono di rimanere nel limite di una perdita di 30 milioni il primo anno, ma ricordiamoci che il FFP ha dei principi diversi rispetto alla nostra contabilità di bilancio: tante spese che il Club sostiene, da loro non vengono conteggiate perché sono ritenute 'virtuose'. L'UEFA sconta a nostro favore tutto quello che viene speso per esempio per Inter Campus, per il settore giovanile, o tutto quello che si spende per lo stadio e per i lavori in vista della finale di Champions League. Se non dovessimo qualificarci in Champions League? Sarebbe ovviamente una delusione per noi, come per tutti i tifosi, ma non un disastro, perché il nostro è un piano quinquennale e non di 5 minuti. È importante che tutto venga collocato in una prospettiva di lungo termine".

"GIOCATORI, IL GRUPPO BASE NON CAMBIA" Erick Thohir: "Sui media compaiono notizie continuamente su quelle che potrebbero essere le cessioni di nostri giocatori. C'è una strategia per la gestione sportiva che porta alla formazione di un forte gruppo base. Rispetto a due anni fa abbiamo molti giocatori nuovi, ma nei prossimi due o tre anni non dovremo acquistare 10 giocatori ogni estate. È importante avere giocatori validi per la costruzione del team e noi l'abbiamo fatto. Il gruppo base non cambia".

"STADIO, GUAI A RIMANERE INDIETRO"Erick Thohir: "La Juventus ha 40 milioni di ricavi dalla biglietteria stagionale. Se potessimo fare lo stesso a San Siro, come vorremmo, se riuscissimo a farlo in maniera congiunta con il Milan, entrambi i club potrebbero avere 15/20 milioni in più di ricavi per ciascuna squadra. Lo stadio sta cambiando, ground box, aree per le famiglie... Se ci saranno ulteriori ritardi sul restyling del nostro stadio, altre squadre come Roma o Fiorentina costruiranno i loro stadi e noi rimarremo indietro. Il pericolo è che Inter e Milan perdano posizioni in termini di attrazione, stiamo spingendo per avere uno stadio di alto livello, come lo ha la Juventus, che ha mostrato con successo agli altri club italiani come sfruttare al meglio lo stadio".

Michael Bolingbroke: "L'obiettivo del Milan negli scorsi due anni era quello di costruire un nuovo stadio al Portello e quindi noi ci siamo concentrati su cosa fare con lo stadio come se lo avessimo in gestione da soli. Ci siamo dati da fare per far produrre ad una equipe di architetti ed esperti di investimento un progetto per 100/200 milioni, che abbiamo presentato al Comune ed è piaciuto molto, loro erano soddisfatti. A quel punto il Milan ha cambiato idea, ci hanno chiesto di poter vedere il progetto e noi l'abbiamo condiviso con loro. Poi ci hanno chiesto tempo per pensarci prima di darci una risposta. Adesso, quando ci incontreremo nel pomeriggio (di ieri, ndr) sarà un momento molto importante, ascolteremo cosa hanno da dirci e cosa vogliono fare. Non abbiamo la prospettiva di obbligarli a fare quello che vogliamo noi, proponiamo una cosa e sarebbe fantastico mettere insieme un'idea che vada bene per entrambi. Ascolteremo quello che sarà il feedback di Barbara Berlusconi per poi mettere insieme dei piani e dei progetti condivisi da portare avanti".


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