Gary Medel, cuore e intelligenza calcistica: líder natural



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22 mar 2017

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Nella settimana della sosta per le Nazionali con MondoFutbol ripercorriamo la carriera del nerazzurro


MILANO - Il calcio, inventato in Inghilterra, si è arricchito della componente emotiva dopo il suo viaggio in Sudamerica. Lì, l'hanno modellato secondo la loro maniera di vivere ed è diventato, definitivamente, l'esperanto del Mondo.

Il calcio non si gioca solamente, si vive. Nasce oltre Atlantico il concetto di appassionato, di "tifoso", che da quelle parti si chiama hincha. In campo non ci vanno solo i calciatori per cui fai il tifo: ci va il tuo cuore, la tua passione. Ci vai tu.

Nell'Inter che oggi vediamo a San Siro difficile non consegnare il corazón che palpita di nerazzurro a Gary Medel. Tu sai che non ti tradirà in campo: quella maglia numero 17, è il tuo primo rappresentante.

Lo è sempre stato Gary, perché una maglia da calcio, se l'è sudata e meritata fin dal primo giorno in cui ha indossato gli scarpini. Figlio del Cile proletario, aggiungeva al pregiudizio sociale quello della sua statura (troppo piccolo per giocare, quale assurdità!). Tutto spazzato via dalla volontà, dalla determinazione di un ragazzino cresciuto nella non comodissima municipalità capitolina di Conchalì, dove lo pseudo miracolo economico del dittatore Pinochet e del modello di sviluppo legato ai Chicago Boys non aveva, diciamo così, regalato i frutti sperati. Problemi sociali, problemi economici, frustrazione, rabbia ma al giovane Gary interessava soprattutto la maglia del Club Deportivo Sabino Aguad, e quel meraviglioso gioco con la palla, dove incanalava tutte le sue energie.

Chi ama il calcio, riconosce i suoi simili, quelli che condividono quella insana, favolosa passione. Ed ecco che Medel viene chiamato per un provino ed è immediatamente cooptato dal settore giovanile dell'Universidad Católica, uno dei club storici di Santiago del Cile: una seconda pelle per Gary che ancora oggi spasima e soffre per i "Cruzados". Nato nel 1987 fa parte della generazione d'oro del calcio cileno, eppure nel Mondiale Under-20, insieme ai Vidal e agli Alexis Sánchez esce ancora sconfitto dalla solita Argentina, nella semifinale del torneo che sostanzialmente assegna il titolo. Ma è proprio una partita contro l'Albiceleste che mostra a tutto il suo Paese, chi è Gary Alexis Medel Soto. Nel 2008, finalmente la Roja, la nazionale cilena, riesce a battere in maniera convincente l'Argentina: 1-0 allo stadio Nacional di Santiago. Al minuto 82' Leo Messi sta per rimettere le cose a posto, appoggiando in rete il solito gol: ecco che appare Medel, che legge la situazione in anticipo e sulla linea di porta devia la sfera: l'ennesima giocata di cuore e intelligenza della sua partita, che si chiude qualche minuto dopo. In quel momento, tutto lo stadio si accende in un coro che celebra Medel, tutto l'impianto più famoso del Paese è con Gary, tutto il Cile è con lui. E non lo abbandona più.

Durante il Mondiale del 2014 nessun giocatore avrebbe mai pensato di scendere in campo con l'infortunio di cui soffriva Medel. Ma, come disse prima e dopo il match di ottavo di finale contro il Brasile, il suo CT, Jorge Sampaoli, "quello è Gary Medel, e in campo ci va", gioca una partita che non può non tirarti fuori lacrime di commozione vera, se davvero ami questo gioco. In una recente intervista il tecnico ha sottolineato come il nostro Gary e Vidal siano i leader spirituali di una generazione cilena che è finalmente riuscita ad aggiudicarsi la Copa América, e per due volte consecutive. Battendo sempre in finale l'Argentina. Paese che aveva accolto proprio Medel, lanciandolo nel calcio d'élite con la prestigiosa maglia del Boca Juniors, lui combattente con la maglia di un club che da sempre incarna lo spirito del combattimento. Occhio però che questa caratteristica, affinata pure in Europa dove poi è venuto a imporsi Gary tra Siviglia e Cardiff City, prima dell'Inter, non ne deve offuscare altre: solo gli illetterati del gioco non riconoscono intelligenza calcistica a Medel. E infatti il cileno è sempre nei primi undici nomi della distinta, con tutti gli allenatori. Non solo perché oggi Gary si disimpegna in più ruoli, interpretandoli sempre come il tuo rappresentante in campo, quello di cui ti fidi davvero. Prima di una sua super partita contro la Roma, dove aggiunse pure la soddisfazione di un gol con un tiro da fuori, gli chiesero cosa era necessario mettere in campo  per battere la rivale: "Testa e cuore, intelligenza e huevos". Una risposta che è il suo mantra fin dai campetti sgarrupati di Santiago. I campioni, si dice in Sudamerica, sono quelli che mantengono dentro di sé lo spirito dei potreros, dei cortili, delle strade dove si gioca dall'altra parte dell'Atlantico.

Finché ci saranno giocatori come lui, ci sarà il calcio, il fútbol, quello che ti coinvolge, in maniera totale e per davvero. Gary Medel è la giustificazione della tua cieca, irrazionale passione per una squadra di calcio. Quella maglia nerazzurra numero 17, vuol dire fiducia. Y pura pasión.

 

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Carlo Pizzigoni


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