Alex Cordaz e un desiderio chiamato Serie A



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6 apr 2017

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Pochi come Alex potrebbero raccontare favole meravigliose anche senza il finale atteso


MILANO - L'Inter e la Serie A. Nelle mani di Alex Cordaz, attuale portiere del Crotone, quello che storicamente rappresenta un legame indissolubile, ha assunto per anni la consistenza di una pietra sabbiosa, le spoglie di una chimera. E quando un sogno così vicino finisce con lo sgretolarsi inesorabilmente, il contatto con la realtà può essere assai duro. Non per un ragazzo a cui la vita ha tolto più che dato, senza però minarne le certezze. Una in particolare: tuffarsi sull'erba di 'San Siro' nella massima divisione italiana. Magari di fronte a quel nerazzurro difeso con onore durante il periodo trascorso nella Primavera di Corrado Verdelli.

Arrivava da Villa di Villa, una piccola frazione di Cordignano, in provincia di Treviso, ma nella grande città si era ambientato facilmente, reggendo il dualismo con il promettente collega Mathieu Moreau e le responsabilità di far parte di uno dei migliori settori giovanili d'Europa. Erano gli anni in cui il ragazzo nato a Vittorio Veneto custodiva scrupolosamente (stabilì anche il record di imbattibilità al Torneo di Viareggio, vinto contro il Torino di Marchetti e Quagliarella) ciò che Pandev e 'Oba Oba' Martins costruivano con incredibile regolarità, inclusi i gol che valsero il tricolore Primavera nella stagione 2001/2002.

Un preludio che, pur contando l'esordio nella semifinale di Coppa Italia 2003/2004 di fronte alla Juventus di Marcello Lippi, non portò al tanto desiderato lieto fine; nemmeno quando, dopo un lungo valzer fra B e C1, ritrovò la Serie A ma solo con l'ND Gorica, in Slovenia. Niente che, però, potesse scalfire la caparbietà di un portiere che, lasciando l'Italia, aveva abbandonato quasi tutte le velleità di calcare i massimi palcoscenici del calcio nostrano. Scelse la Svizzera e il Lugano, un'esperienza dolorosa (promozione in Super League fallita d'un soffio per due anni di fila) ma comunque formativa.

Di lui, nel Canton Ticino, ricordano il marcato accento veneto, quando dava le indicazioni ai compagni facendole riecheggiare negli stadi della Challenge League o mentre sceglieva i film da vedere durante i viaggi in trasferta, e il rinvio, effettuato piegandosi sulle gambe, da portiere moderno, con un movimento sconosciuto alla stragrande maggioranza dei tifosi svizzeri. Un leader, dentro e fuori lo spogliatoio, come lo è stato a Crotone, capace nell'anno della meravigliosa cavalcata verso il traguardo tanto desiderato di mantenere la porta inviolata per 21 volte e vincere il premio di miglior portiere della Serie B 2015/16.

La maglia è rosa, in onore del suo idolo Pantani, e la gioia ugualmente incontenibile. A 33 anni appaga finalmente il desiderio di giocare in A, per giunta con il Crotone che mai si era spinto così lontano. Esplosivo come il tuffo di Cordaz nel parare il rigore calciato da Niang, proprio in quel 'Meazza' che aveva calpestato, ancora giovanotto, anni prima, facendo da riserva ad Alberto Fontana, in un derby d'Italia tinto di nerazzurro grazie anche ad un sigillo dell'amico Martins. La voglia di spingersi oltre il campo del possibile è rimasta la stessa degli anni passati con la Primavera interista, lascito di papà Livio, un passato da numero uno nelle serie minori della provincia trevigiana, e di Isaia Petrin, colui che aveva forgiato, fra gli altri, anche Massimo Orlando e Gianni De Biasi.

Ora, conquistati i grandi riflettori, non ha smesso di porsi obiettivi al limite dell'utopia, come conservare la categoria insieme agli Squali calabresi. L'unica gioia certa al momento è quella che proverà domenica allo 'Scida' nel riabbracciare la 'sua' Inter, seppure da avversario. Del resto in pochi come Alex potrebbero raccontare favole meravigliose anche senza il finale atteso.

Aniello Luciano

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