FOCUS ROMANIA: INTER CAMPUS AGLI OCCHI DEI PROTAGONISTI



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27 set 2019

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Franco Aloisio, insieme alla sua “Parada”, per i bambini più fragili della capitale rumena, racconta il suo impegno per il Progetto nerazzurro


Bucarest – “Quando contattai l’ambasciata italiana a Bucarest per poter conoscere il Presidente Massimo Moratti - che sapevo essere in visita nella capitale per affari - lo feci con l’entusiasmo del grande tifoso interista e senza immaginare che quell’incontro, avvenuto nel 2011, avrebbe dato il là al Progetto Inter Campus Bucarest, attivo tutt’ora.

 

La storia di Franco Aloisio, partner locale nella capitale rumena, dove vive da ormai più di vent’anni è una storia di cooperazione internazionale, cui si dedica già a partire dagli Anni 90, prima a Milano come educatore di bambini e ragazzi di strada, poi in analoghe missioni in Nepal, Somalia, Palestina, Gaza fino all’arrivo a Bucarest e alla decisione di trasferirvisi definitivamente nel 2005.

 

“Parada” – racconta Franco, fondatore e presidente dell’Associazione, attiva dal 1996 a favore dei bambini e dei ragazzi di strada di Bucarest – “dà sostegno umano e sociale utilizzando strumenti d’intervento come l’arte sociale, in particolare quella circense, servizi scolastici e sanitari, unità mobili e un centro d’accoglienza diurno.

L’elemento importante su cui ci siamo trovati in sintonia fin da subito è il fatto che il calcio per Inter Campus così come il circo per “Parada” fossero strumenti. L’obiettivo condiviso è stato sempre quello di non formare calciatori o artisti di circo bensì quello di utilizzare questi strumenti per avere un approccio soft al disagio e dare ai suoi destinatari la possibilità di individuare e potenziare le proprie capacità per trovare un contesto in cui poterle sviluppare. La sfida, tenendo conto che “Parada” lavora con soggetti in rottura forte con la società e che Inter Campus realizza progetti cui dare stabilità e continuità, è stata immensa ma grazie al calcio siamo riusciti a costruire una relazione con i ragazzi su cui poi costruire un progetto educativo.

 

Ricordo ancora la prima distribuzione dei kit, un momento molto emozionante per tutti e allo stesso tempo accompagnato dalla necessità di dare qualche regola ai ragazzi. Quando fu il turno di Ricky, un ragazzo di strada noto per la sua destrezza, mi venne naturale ribadirgli che gli stavamo consegnando maglia e pantaloncino dell’Inter e che a fine allenamento avrebbe dovuto consegnarla per poi riaverla se fosse tornato a giocare a calcio, con costanza… Ricky si voltò verso di me e disse “Franco, chiariamo una cosa, io sono qui per divertirmi, se avessi voluto rubarti tutto quanto te lo avrei rubato e non te ne saresti nemmeno accorto… fu lì che capii che si poteva costruire un dialogo e un rapporto… eravamo sulla buona strada…!


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