“Inter Calling” con Pagliuca e Galante



Legends

28 apr 2020

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Le loro carriere si sono incrociate in nerazzurro e insieme hanno alzato la Coppa Uefa conquistata dopo la finale contro la Lazio. L’ex portiere e difensore ci hanno raccontato la loro Inter


MILANO – Sono Gianluca Pagliuca e Fabio Galante gli ospiti della seconda puntata di “Inter Calling”, il format di Inter TV che ogni settimana entra virtualmente nelle case di una coppia di nerazzurri che hanno fatto parte della storia del Club.

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L’ex portiere che ha indossato la maglia nerazzurra in 234 occasioni e l’ex difensore insieme hanno alzato la Coppa Uefa al termine della storica finale contro la Lazio:

Pagliuca: “È una partita che avrò visto 30 volte, quindi ormai la so a memoria, però visto che abbiamo vinto la riguardo sempre volentieri, poi l’immagine finale di quando alziamo la Coppa è un ricordo indelebile. In quel cammino abbiamo rimontato con il Lione dopo aver perso 2-1 in casa, poi con lo Strasburgo e in finale avevamo la sensazione di vincere. Avevamo tanta fame e voglia di conquistare qualcosa di importante, c’era una grande determinazione, anche perché l’anno prima avevamo perso contro lo Schalke 04 quindi la voglia di alzare questo trofeo era incredibile, infatti non c’è stata storia”.

Simili per i due le sensazioni dopo i rispettivi arrivi all’Inter:

Galante: “Quando sono arrivato all’Inter per me è stato incredibile, non avevo ancora 23 anni ma avevo già giocato 3 anni al Genoa e vinto due Europei under 21 però arrivare all’Inter e giocare insieme a Pagliuca, Bergomi, Paganin e gli altri era una sensazione forte”.

Pagliuca: “Io sono arrivato da portiere titolare della Nazionale, ma comunque il primo periodo non è stato facilissimo perché Zenga non è stato solo un calciatore ma una bandiera. Questa cosa però mi ha dato la forza di dimostrare che non stava arrivando uno qualsiasi ma un altro portiere forte e penso di aver dimostrato di poter dire la mia con la maglia dell’Inter”.

Tanti gli aneddoti legati ai compagni di squadra, da Ronaldo a Taribo West e Simeone:

Pagliuca: “Fabio era in camera con Fresi, io con Taribo West. Il mister dormiva di fianco a noi e a volte andavo a lamentarmi perché ad ogni ora della notte faceva qualsiasi cosa, telefonava, faceva rumore e io volevo dormire. Ronaldo era forte, aveva delle qualità incredibili, Simeone parlava solo di calcio, era già un “allenatore” in campo. All’inizio non è stato facile neanche per lui, poi grazie alla sua testardaggine ha portato tutti dalla sua parte, anche quella doppietta nel #DerbyMilano è servita”.

Galante: “West era un po’ indisciplinato, in campo e fuori, però la sua prestanza fisica si sentiva, perché nei calci d’angolo o punizioni contro avere uno come lui ti dava tanta sicurezza, poi con le sue treccine colorate ti metteva sempre di buon umore. Ronaldo con me aveva instaurato un buon rapporto, a volte non veniva a fare la rifinitura ma noi sapevamo che la sera ci avrebbe comunque fatto vincere la partita. Simeone aveva una personalità forte e questo l’ha aiutato nella carriera da calciatore, era bravissimo di testa, negli inserimenti e non aveva paura di niente, non si tirava mai indietro, poi ovviamente da allenatore sta dimostrando il suo valore”.

Spazio anche agli avversari, quelli più tosti e ai calci di rigore:

Pagliuca: “Non avevo una tattica per parare i calci di rigore, avevo delle gambe molto muscolose che mi permettevano di essere agile, reattivo e potente. Nei rigori molte volte battezzi l’angolo, spingi, occupi la porta e quindi se indovini l’angolo ti capita di pararli. Quando c’era un calcio di rigore io mi sentivo forte, sapevo che non avevo nulla da perdere e che sarei potuto diventare l’eroe della partita. La mia “bestia nera” era Batistuta, un giocatore straordinario, completo e metteva timore, lo soffrivo molto.van Basten invece credo non mi abbia mai fatto gol, tanti tiri in porta ma non penso mi abbia mai segnato.

Galante: “C’erano degli attaccanti incredibili, da Trezeguet a Crespo, Batistuta, Signori, Inzaghi, Weah, Del Piero, erano tutti avversari difficili. Anche Inzaghi era difficile da marcare, giocava sempre sulla linea del fuorigioco e faceva tantissimi gol”.

 


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