L'ultima intervista a Gigi Simoni: Ronaldo, i ragazzi del '97 - '98 e... l'Inter



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1 giu 2020

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L'intervista inedita del febbraio 2018, tra dolci ricordi e aneddoti imperdibili


MILANO - Questa è un'intervista speciale, unica, inedita ed esclusiva. Risale al febbraio del 2018 e ai microfoni di Inter TV Gigi Simoni aveva aperto il suo cuore e lo scrigno dei suoi ricordi nerazzurri. Un tuffo nel passato interista, una carrellata di emozioni genuine e toccanti con una parola per ognuno dei protagonisti con i quali l'allenatore, scomparso lo scorso 22 maggio, ha condiviso il suo percorso sulla panchina dell'Inter.

Un'intervista realizzata in occasione delle celebrazioni per la Inter Hall Of Fame 2018, piena di passaggi commoventi. A partire dallo straordinario rapporto con Ronaldo, il Fenomeno: "Lui era il massimo, il giocatore più forte di tutti: velocissimo e dalla tecnica eccezionale. Succedeva spesso, a fine partita: rientravamo negli spogliatoi tutta la squadra intonava 'Oh, il fenomeno, il fenomeno ce l'abbiamo noi...'. Lui era sempre sereno e allegro, anche prima della finale di Coppa Uefa: io ero teso, lui mi disse: 'Tranquillo, vinciamo. E se vinciamo le taglio i capelli a zero'. E infatti al primo allenamento dopo la partita di Parigi si presentò con la macchinetta". 

Nel corso della chiacchierata Simoni aveva mostrato la famosa maglia con la quale Ronaldo segnò i due gol sul fango gelato di Mosca. Una maglietta storica, ancora con i segni di quel terreno di gioco impossibile, sul quale il Fenomeno aveva incantato tutti: "Non l'ho mai lavata".

Non solo Ronie. La dolcezza delle parole di Simoni conduce a immagini belle e varie: "Con Zanetti sembrava sempre di giocare in uno in più, era ineguagliabile. Bergomi mi ha sempre dato una mano importante, Berti era il numero uno per simpatia, anche quando visitavamo gli Inter Club".

E poi Facchetti: "Feci amicizia con lui in nazionale, era un ragazzo straordinario. Io giocavo nel Torino, facevo l'ala destra e non volevo incontrarlo in campo, perché era troppo forte ed eravamo troppo amici. Così prima delle sfide contro l'Inter chiedevo a Meroni di scambiare la fascia: io andavo a sinistra, così non dovevo incrociare Giacinto in campo".

"Mi hanno sempre detto che allenare l'Inter sarebbe stato complicato. Per me è stata la cosa più semplice e naturale. Io sono tifoso dell'Inter, è la squadra che mi ha regalato le soddisfazioni più belle".


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