presenze
408
Goal
284
Vittorie
Nazionalita
IT
Vittorie
Giuseppe Meazza
Attaccante
When they saw him in the dressing room, his teammates were surprised and also slightly annoyed: “Do we now also have to let Balilla kids play as well?”

It was 1927 and they were yet to understand the reason behind Arpad Weisz’s intuition. They didn’t yet know that this 17-year-old lad would go on to become one of Inter’s and Italian football’s greatest-ever players.

In Milan’s Porta Vittoria they called him Peppin. For everyone else, he was Giuseppe Meazza. He was the first real footballing icon, a man that everyone idolised. On the pitch he was unbeatable and unpredictable, a true master, while off it, he was a style icon. When he inspired Italy’s win over Hungary in Budapest in 1930, he returned to find 25,000 people waiting for him at Milan station.

He had class and could shoot, while also possessing a unique eye for goal. “I'm a centre forward by trade but a mezzala out of necessity.” His control was delicate and precise, which allowed him to operate also as an offensive playmaker, however, his natural talent was scoring goals. Whether that be with his left or right foot. As only happens with great players, Meazza also earned his own goalscoring trademark.

The ‘gol a invito’ where one skips past the goalkeeper and places the ball effortlessly into an empty net.

He was an innovator and the greatest goalscorer in the club’s history: 284 in 408 appearances for Inter. During 14 seasons with the club, he won two Scudetti and one Coppa Italia, while also representing the club as captain for nine years. For the San Siro to be named in his honour was only a natural progression. Giuseppe Meazza is often called the ‘greatest of all’, not only for the Nerazzurri but also for Italy supporters alike – winning two World Cups in 1934 and 1938.

“I want to be like Meazza,” was the frequent shout among children, while Peppin was dribbling, scoring and making dreams come true for Inter fans. Undoubtedly, Giuseppe Meazza left a dazzling legacy that all can admire.

Quando lo videro nello spogliatoio, i suoi compagni di squadra rimasero sorpresi e un po’ indispettiti: “Ora facciamo giocare anche i Balilla?”.
Era il 1927 e non avevano ancora capito ciò che Arpad Weisz aveva invece intuito: il diciassettenne che sarebbe sceso in campo quel pomeriggio sarebbe diventato uno dei più grandi giocatori della storia dell’Inter e del calcio italiano. A Milano, Porta Vittoria, lo chiamavano Peppin. Per tutti, Giuseppe Meazza. Il primo vero idolo calcistico, il mito che tutti volevano imitare. Perché in campo era imprendibile e imprevedibile, trascinante. Fuori, poi, icona di stile. Quando trascinò l’Italia alla vittoria contro l’Ungheria a Budapest nel ’30, trovò 25mila persone impazzite di gioia ad aspettarlo alla stazione di Milano. Era venerato. Aveva classe, scatto e fiuto del gol. “Sono centravanti per vocazione, mezzala per necessità”, diceva. I suoi tocchi erano morbidi e precisi e per questo poteva agire da regista offensivo, ma la sua natura lo portava a segnare, col destro o con il sinistro.

Aveva invenzioni geniali. Di fatto brevettò il “gol a invito”: aspettava il portiere e lo trafiggeva al primo movimento, oppure lo dribblava. Innovatore, è il miglior marcatore della nostra storia: 284 gol con la maglia dell’Inter in 408 presenze. 14 stagioni nerazzurre con due Scudetti e una Coppa Italia oltre all’orgoglio sconfinato di essere stato il nostro capitano per nove anni.

L’intitolazione dello stadio di San Siro è stato un passaggio naturale. Giuseppe Meazza viene spesso definito “il più grande di tutti”. Lo è stato per noi nerazzurri ma anche per tutti i tifosi italiani ai quali ha regalato due Coppe del Mondo (1934 e 1938) sempre da protagonista.
Io voglio essere come Meazza”, dicevano i bambini, mentre Peppin dribblava tutti prima di gonfiare la rete e soprattutto i sogni dei tifosi dell’Inter. Che hanno l’onore, oggi come allora, di ammirare la stella infinitamente brillante di Giuseppe Meazza nel firmamento nerazzurro. 

Condividi su