Match Review: Ludogorets - Inter 0 - 2



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21 feb 2020

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Vittoria nerazzurra nell'andata dei sedicesimi di finale di Europa League


RAZGRAD - Destro o sinistro, non fa differenza. Destro e sinistro ci danno la vittoria. Torniamo da Razgrad con un 2-0 sacrosanto, scolpito dal destro di Eriksen e dal sinistro di Lukaku in un match nel quale il centrocampista danese ha dimostrato a tutti, se solo ce ne fosse stato ancora bisogno, la sua incredibile capacità di catalizzare gioco e palloni, nel distribuirli con sapienza e precisione, nello scagliarli con violenza e chirurgica perfezione verso la porta avversaria. Ha segnato il suo primo gol con la maglia dell'Inter, Christian Eriksen. Lo ha fatto alla sua maniera, ingaggiando un duello personale con il portiere Iliev. Risultato? Una grande parata, un gol bellissimo, una traversa sbalorditiva.

Un artista, posto nel cuore del gioco nerazzurro. L'ansia da prestazione non c'è mai stata, come aveva spiegato Antonio Conte. Christian Eriksen si porta con sé una classe cristallina e una grande esperienza che, in queste trasferte europee, pesa il doppio. Nel momento giusto ha avuto la capacità di mettere al servizio della squadra le proprie qualità, nello specifico quella propensione alla conclusione dalla media-lunga distanza che è letale. Nel derby aveva scosso la traversa con una punizione sorprendente da oltre 30 metri. A Razgrad prima ha affinato la mira di sinistro, poi ha gonfiato la rete di destro, infine ha colpito la traversa di sinistro. Una capacità non da tutti, quella di colpire con entrambi i piedi. E che si abbina ad un match - il secondo da titolare in maglia nerazzurra - nel quale era fondamentale trovare un varco nella difesa del Ludogorets.

Perché il match era complicato, e si sapeva. La squadra di Vrba ha sporcato il tabellino dei tiri in porta solo nella ripresa, con un tiro da fuori che ha sfiorato il palo. E' stato l'unico sussulto del match per i padroni di casa: 0 conclusioni nello specchio contro i 6 dell'Inter, ma soprattutto un solo tiro in totale contro i 16 dell'Inter. I nerazzurri hanno faticato nel primo tempo, soffocati dalla densità in fase di non possesso del Ludogorets. Tante combinazioni palla a terra, testimoniate dal 55,7% di possesso palla e dal numero di passaggi effettuati, 544. Nella prima frazione l'Inter ha giocato quasi la metà dei propri attacchi appoggiandosi a destra, dove Moses ha trovato ripetutamente il fondo per cross pericolosi. Nella ripresa il gioco nerazzurro si è spostato completamente dalla parte opposta, con Biraghi che è stato coinvolto sistematicamente. 

Sono stati due i motori principali che hanno alimentato il gioco nerazzurro. Innanzitutto Borja Valero, che ha sfiorato la perfezione per quanto riguarda i passaggi riusciti: 71 su 73 tentati. Una prova da professore, prezioso in ripiegamento con ben 13 palloni recuperati e fondamentale in impostazione. A supportarlo, in un match totale e di grandissima esperienza, Diego Godin. Insuperabile in difesa con 4 contrasti, 7 respinte, 6 intercetti, l'uruguaiano ha più volte suonato la carica, portando palloni nella metà campo avversaria, giocando un totale di 93 palloni e ingaggiando ben 17 duelli, vincendone il 70%. Un autentico dominatore e trascinatore.

Come detto la ripresa nerazzurra ha avuto più intensità di gioco, un ritmo più elevato che ha permesso di trovare maggiori soluzioni. La vivacità di Sanchez ha aperto varchi importanti. L'ingresso di Lukaku ha fatto crollare le certezze della difesa bulgara: il belga ha aperto l'azione del gol del vantaggio con una sponda a centrocampo e l'ha chiusa con l'assist per Eriksen. Poi ha sigillato la partita con il gol del 2-0: 14esimo gol in trasferta stagionale.

La trasferta di Razgrad dà un segnale importante dopo le due sconfitte con Napoli e Lazio. Conte ha anche cambiato modulo nel finale di gara, testando il 4-3-1-2 con Young ad agire da terzino sinistro (un ruolo ricoperto con l'Inghilterra e nel Manchester United). Segnali di un'Inter capace di scrollarsi di dosso possibili insicurezze, segnali di una squadra che vuole continuare a correre in avanti.


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