Fulvio Collovati, un difensore con la testa



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23 mag 2017

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Il racconto dei quattro anni in nerazzurro del difensore friulano


MILANO - Sei novembre 1983. Stadio "Giuseppe Meazza". Al quinto minuto del derby tra Inter e Milan il difensore Fulvio Collovati devia in mischia, chinandosi, una punizione del centrocampista offensivo tedesco Hansi Müller, mettendo fuori causa il portiere rossonero Piotti prima del tocco forse decisivo di Serena. È 1-0 e la squadra allenata da Luigi Radice, in quel momento in difficoltà in classifica, quella stracittadina la vincerà 2-0 (raddoppierà proprio Müller) e inizierà una risalita che la porterà a fine campionato al quarto posto e alla qualificazione per la Coppa UEFA.

Un momento di snodo per la stagione nerazzurra e anche per quella di Collovati che nella partita più attesa contribuisce a dare un dispiacere al club in cui è cresciuto. Al Milan, quando aveva 13 anni, l'aveva però portato un tecnico che, qualche anno dopo, avrebbe scritto la storia dell'Inter: Giovanni Trapattoni. Il "Trap" aveva notato Fulvio, nato in Friuli nel 1957 ma trasferitosi da bambino in provincia di Milano, nel Cusano Milanino, la formazione in cui, tra gli altri, aveva militato Gabriele Oriali, e l'aveva segnalato ai rossoneri. Ai "cugini" rimarrà, tra giovanili e prima squadra, fino al 1982.

Quell'estate Collovati, mentre è in ritiro con la Nazionale azzurra per prepararsi ai Mondiali di Spagna, riceve una telefonata. È quella di Sandro Mazzola, allora dirigente nerazzurro, che gli propone il passaggio dall'altra parte del Naviglio. Lui accetta, come ammetterà più tardi, per non lasciare Milano e per timore di perdere il posto nell'Italia, dopo la seconda retrocessione dei rossoneri in B. Per averlo l'Inter cede Pasinato, Canuti e un giovane Aldo Serena. Per Fulvio, difensore centrale fisico, abile in anticipo e in marcatura, inizia un periodo che definirà così in un'intervista: "Quattro anni meravigliosi, sia con il club che con l'ambiente. Mi porto dietro ricordi bellissimi, anche perché i tifosi mi hanno subito accolto bene".

Tra il 1982 e il 1986, Collovati fa parte di un gruppo di grandi giocatori come Walter Zenga, Giuseppe Bergomi, Evaristo Beccalossi e dal 1984 Karl-Heinz Rummenigge (di lui il difensore dirà: "Kalle? Preferivo non marcarlo in allenamento"), con i quali raggiunge due volte il terzo posto in Serie A e in altrettante occasioni le semifinali di Coppa UEFA, uscendo in entrambi i casi per mano del Real Madrid. Sul palcoscenico europeo, il difensore di origine friulana, che amava spesso spingersi in avanti sui calci da fermo, con la maglia nerazzurra si toglie la soddisfazione anche di segnare due reti, entrambe nell'edizione 1983-1984. La prima, un colpo di testa su corner di Müller che completa la rimonta nel ritorno del primo turno giocato a Cesena contro i turchi del Trabzonspor, la seconda, una deviazione in mischia che dà il via, nei sedicesimi di finale, alla goleada nerazzurra con il Groningen e risulta decisiva per ribaltare il 2-0 subito all'andata.

Una rete importante, quella contro gli olandesi, che arriva tre giorni prima del successo nel derby e che anticipa di dodici mesi un altro gol rimasto nella mente dei tifosi. È l'11 novembre 1984 e l'Inter travolge 4-0 la Juventus di Giovanni Trapattoni: Collovati firma il 3-0 al 75'. Sempre di testa, sempre su sviluppo di una palla da fermo. Ottimo marcatore, viene impiegato anche come libero durante la gestione di Mario Corso. Nell'estate del 1986, a 29 anni, dopo quasi 170 presenze in nerazzurro, Collovati viene ceduto all'Udinese, la squadra della sua regione di nascita. In Friuli, rimarrà solo una stagione, caratterizzata dai 9 punti di penalizzazione ai bianconeri e da un'amara retrocessione. Poi passerà alla Roma e vivrà una seconda giovinezza al Genoa tra il 1989 e il 1993, diventando uno dei preferiti dei tifosi, come lo era diventato al "Meazza" dieci anni prima, quando, con un tocco di testa nel derby aveva contribuito a far gioire i tifosi nerazzurri.

Roberto Brambilla

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