Emre Belozoglu, il folletto del Bosforo



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20 dic 2016
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Aspettando Inter-Lazio, un tuffo nel passato con MondoFutbol.com per ricordare la spettacolare rimonta del dicembre 2002 all'Olimpico con protagonista il centrocampista turco


MILANO - 7 dicembre 2002: in una notte gelida, il tabellino dell'Olimpico di Roma recita 3-0 per la Lazio. L'Inter è in difficoltà di fronte agli avversari biancocelesti, fatica a costruire gioco e a tornare in partita; soltanto un atto rivoluzionario potrebbe cambiare lo scenario. Ed è quello che accade in campo per volere di Emre Belözoğlu.

Temperamento indomabile e qualità innate, il piccolo mago di Istanbul ha vestito la maglia dell'Inter per quattro anni. La sua storia inizia da lontano, da Mecidiyeköy, caotico angolo europeo della città che lo ha cresciuto. Sulle colline brulicanti della megalopoli turca, il giovane Emre impara i fondamenti del calcio, un'arte che in Turchia si apprende soprattutto per strada. Affina la tecnica, già sublime all'epoca, e brucia le tappe. Belözoğlu si aggrega al gruppo della prima squadra del Galatasaray e prende parte alla più grande impresa di sempre di un club turco, vincendo la Coppa UEFA con i giallorossi di Fatih Terim, il suo primo mentore.

Avrupa Fatihi, i conquistatori dell'Europa. Quel gruppo, un miscuglio di genio e sregolatezza, è la base su cui Şenol Güneş, un'altra figura iconica del panorama calcistico turco, costruisce la Nazionale che arriverà in semifinale alla Coppa del Mondo del 2002. Quell'anno Belözoğlu è già a Milano. La sua storia all'Inter è fatta di saliscendi, ma la partita del 7 dicembre contro la Lazio lascerà solo buoni ricordi. La rimonta nasce anche grazie alla prima rete della speranza, il 3-1 del grande "ex" di serata Hernán Crespo; ma è il talento di Emre a riaccendere davvero la notte nerazzurra.

In una singola azione si nasconde tutto il repertorio del 'Maradona del Bosforo': il 5 aggancia il pallone, ruota attorno al suo baricentro basso e scatta verso la porta avversaria. Alza lo sguardo solo per qualche istante prima di sfiorare il pallone, che per tutto il percorso rimane incollato allo scarpino del turco; basta quello, un tocco vellutato, per generare un pallonetto perfetto che beffa il portiere e rimette in gioco l'Inter. Un capolavoro. Il finale di gara è tutto suo: di nuovo da fuori area, con un destro stavolta potente e secco: è il 3-3, un pareggio insperato, figlio dei lampi del più grande talento turco degli ultimi anni.

Qualità, in turco "Kalite", pronunciato alla francese, con l'accento sull'ultima sillaba: Emre ne aveva come pochi altri al mondo, tanto che Pelé lo inserì nel 2004 tra i 125 calciatori più forti in attività. "La zanzara", come venne soprannominato in Italia, aveva anche un carattere indomabile che lo porterà a varcare il Bosforo, sfidando a viso aperto il Galatasaray che lo aveva cresciuto. Era destino che Emre, un ragazzo che ama le sfide più calde, diventasse un'icona del Fenerbahçe e della Istanbul asiatica. Più di una volta il numero 5 si è trovato faccia a faccia con l'attuale nerazzurro Felipe Melo, in un duello di sentimento, orgoglio e carisma, il fuoco che accendeva ogni derby del Bosforo.

Emre sta vivendo oggi una seconda giovinezza. Così, mentre il suo ex compagno nerazzurro Okan Buruk è allenatore sulla panchina dello storico Göztepe di Smirne, Belözoğlu continua a dare spettacolo al centro del campo, con il numero 5, lo stesso della notte dell'Olimpico. Ha lasciato pure il Fenerbahçe ed è ripartito da Başakşehir, quartiere in costruzione nella periferia ovest di Istanbul, trascinando la sua nuova piccola squadra verso un clamoroso primo posto in classifica, da capitano. A 36 anni, il suo sinistro è ancora magico: sabato scorso l'assist decisivo è stato ancora il suo, una parabola morbida a scavalcare la difesa del Trabzonspor per il suo compagno, il bosniaco Edin Višća, che ha concluso a botta sicura. 1-0: game, set, match.

Emre Belözoğlu non smette di cullare il suo grande amore per il gioco del calcio. Infinito, come il suo talento. Quello che tanti fan nerazzurri ricordano, immortalato in una polaroid con l'Olimpico sullo sfondo. Un gol magico, geniale, diverso. Come solo i tifosi dell'Inter, innamorati da sempre del talento purissimo, non importa se grezzo o rifinito, sanno apprezzare.

Bruno Bottaro

 


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