Toldo: "Il calcio è una metafora della vita"



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1 ott 2018
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"Il calcio è frutto della mentalità del Paese in cui si gioca. Chi vince il derby? Inter davanti, ma c'è sempre la componente dell'imprevedibilità"


MILANO - Francesco Toldo ha preso parte questa sera al dibattito "Filosofia del Pallone, tra Tecnica ed Estetica" tenutosi presso l'Agorà della Triennale di Milano a conclusione della kermesse di Milano CalcioCity. Dopo il saluto del presidente della Triennale, architetto Stefano Boeri, si sono susseguiti a ritmo serrato gli interventi dei prestigiosi ospiti. Sul palco insieme a Francesco Toldo anche Demetrio Albertini, il tecnico Davide Nicola e i filosofi Giulio Giorello e Massimo Cacciari.

Questo il sunto dell'intervento di Francesco Toldo: "Ho iniziato a giocare per strada e poi all'oratorio. Ora siamo noi genitori che con le nostre paure limitiamo i nostri figli. Nelle grandi città purtroppo è così, ma in provincia si gioca ancora per strada. L'aspetto dell'imprevedibilità è parte della bellezza e del fascino del calcio. Sono la psicologia, lo stato di forma, le doti tecniche che determinano le reazioni del calciatore in campo. Non dimentichiamo che un calciatore professionista è comunque solo un ragazzo che si diverte giocando. La differenza si vede e nei grandi stadi davanti a settantamila spettatori quando le reazioni nervose sono diverse da individuo a individuo".

"Il calcio è frutto della mentalità del Paese in cui si gioca. In Italia siamo iper-critici, in Svezia sono molto corretti, in Brasile c'è l'amore per il gioco allo stato puro, in Spagna la ricerca della tecnica. Secondo me in Italia, in questi ultimi anni, il movimento calcistico sta migliorando moltissimo. Si vedono progressi evidenti. Personalmente vivo il calcio giocato con passione e ammirazione sia che stia guardando una partita di ragazzini, sia di grandi campioni. Quello che non mi piace è l'aspetto 'politico' del calcio. Il calcio è realmente una vera e propria metafora della vita, una palestra di vita. Ti alleni tutti i giorni per affrontare le difficoltà quotidiane. Sono rimasto nel calcio prima con Inter Campus e poi con Inter Forever cercando di non disperdere la grande esperienza accumulata in tanti anni e per preservare e far conoscere la nostra storia".

"Mi piace parlare di calcio con le persone che non sono dell'ambiente, che non sono dei 'tecnici', perché ne colgono un aspetto diverso che a volte a noi sfugge. Chi vince il prossimo derby? L'Inter è più avanti come impostazione di squadra e come programmazione societaria ma come dicevamo prima c'è sempre da tener conto della componente dell'imprevedibilità".


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