Chivu: "Derby in mondovisione: voglio una squadra lucida e determinata"
Squadra
— 22 nov 2025Il tecnico nerazzurro ha risposto alle domande dei giornalisti alla vigilia del Derby di Milano
L'Inter è pronta per tornare in campo dopo la sosta delle Nazionali: domenica 23 novembre alle 20:45 i nerazzurri affronteranno il Milan a San Siro nella gara valida per la 12ª giornata di Serie A.
Alla vigilia della sfida contro i rossoneri Cristian Chivu ha risposto in conferenza stampa alle domande dei giornalisti:
Il derby è sempre una partita diversa, che amplifica le emozioni. Su quale aspetto vuole vedere l'Inter maggiormente concentrata domani sera? "È diversa perché è bella, perché è in mondovisione, perché c’è questa rivalità che appartiene alla storia e alla tradizione di queste due squadre, non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Alla fine, però, resta una partita: va preparata al meglio, come facciamo sempre, perché in palio ci sono tre punti. Sappiamo cosa rappresenta per i nostri tifosi: vogliono un lunedì sereno, senza sfottò. Lo stesso vale per quelli del Milan. È questo che la rende speciale. E sappiamo che il mondo intero ci guarda".
L’Inter vive un grande momento. È la gara giusta per dare una “spallata” al campionato? "La classifica è corta ed è ancora presto. Tre punti sono tre punti, contro qualunque avversario. Domani però non sarà una domenica normale: è un derby, può succedere di tutto e non esistono favorite. Bisogna entrarci con determinazione e attenzione, come in tutte le gare. Il campionato dura 38 giornate, non ci sono solo i big match".
Come vivrà Cristian Chivu questo derby, il primo da allenatore? E al fantacalcio... dobbiamo schierare Thuram e Lautaro? "Essendo "nuovo" in questo mestiere, per me è sempre la prima volta. Per fortuna ho avuto modo di vivere tanti derby da giocatore: so cosa rappresentano, so come si vive la settimana, vigilia e il giorno della partita, che a volte sembra infinito. Spero solo sia una partita bella e divertente, perché è un’immagine importante per il calcio italiano nel mondo. Al fantacalcio? Non lo faccio, non saprei cosa consigliare".
Cosa trasferirà alla squadra nelle ultime ore prima del derby? E cosa risponde ad Allegri che dice che l’Inter è favorita? "Trasmetto attenzione e determinazione, come sempre. Dal punto di vista motivazionale questa squadra darà qualcosa in più, è normale. Per me sarebbe ideale avere questo spirito in tutte le partite, anche contro squadre sulla carta meno blasonate. Solo così si dà continuità. Nei derby non esistono favorite: si parte da 0-0, è 50 e 50. Bisogna sfruttare i momenti, vincere più duelli, mettere più attenzione".
Il Milan ha attaccanti molto forti negli spazi. È necessaria qualche mossa tattica particolare? "Conosciamo la loro qualità: sono letali sia negli spazi che nello stretto. Ma questo non significa stravolgere il nostro piano. Le partite vivono di episodi. Bisogna essere pronti ad affrontare più momenti, più variabili. I principi danno identità, i sistemi danno flessibilità, ma spesso ci si dimentica delle qualità dei giocatori: intelligenza, esperienza, capacità di capire cosa fare nei momenti decisivi".
Allegri nei big match colpisce negli spazi dopo aver attirato l’avversario. Come evitare di consegnarsi al loro piano tattico? "Preparare un piano gara è facile, sono i 95 minuti che determinano l’andamento. Allegri è un vincente, il tecnico con più titoli in Italia: sa essere pragmatico, ma anche valorizzare il gruppo. Ci aspettiamo anche qualcosa di diverso dal solito, per questo bisogna essere preparati e mentalmente disponibili a fare qualcosa in più. A volte bisogna anche soffrire, altre volte essere dominanti senza perdere misura ed equilibrio. Sono tanti gli aspetti che possono cambiare un piano gara".
Lautaro sembra in crescita. E cosa può offrire questo derby al pubblico internazionale? "Il campionato italiano è affascinante, complicato e molto preparato tatticamente. All’estero si bada di più alla fase offensiva, qui invece si cura tutto. Riguardo a Lautaro, ha qualità, esperienza e istinto: sa sempre dove mettersi. È il primo a pressare con cattiveria e intensità. Per me è un attaccante completo a livello internazionale. Siamo felici di averlo come capitano e come riferimento offensivo".
Il ritiro pre-derby: perché lei non lo fa, a differenza della tradizione? "Il ritiro non garantisce una vittoria, l’ho sperimentato per anni. Preferisco dare ai giocatori tempo a casa: giochiamo ogni tre giorni, molti vengono da ritiri con la nazionale. Parliamo di giocatori responsabili e professionali: riposano come se fossero in ritiro. Mi basta una giornata intera passata insieme prima della partita. La scelta non riguarda chi ha ragione o torto: voglio creare il miglior comfort mentale per i miei ragazzi".
L’Inter ha vinto sei derby consecutivi, poi cinque senza vittoria. Cosa non ha funzionato? "Non apro vecchie ferite. Sappiamo da dove veniamo e dove siamo ora. Questo ci dà certezze per dove vogliamo arrivare. Non mi interessa motivare la squadra dicendo che “le ultime cinque non si sono vinte”: mi interessa chi siamo oggi. Serve essere la miglior versione possibile, aggiungere qualcosa individualmente e collettivamente, mettere passione, determinazione, voglia, grinta… e sorriso. Il calcio è un gioco, non dobbiamo dimenticarlo".
Da qui a Natale il calendario è durissimo, in Champions e non solo. È il periodo per capire davvero la squadra? "Il calcio cambia da una domenica all’altra. Io prendo una partita alla volta: posso controllare solo questo. Se penso troppo avanti, spreco energie, perdo lucidità e serenità. E i ragazzi lo percepiscono".
Thuram non gioca titolare da 50 giorni: come sta? "Sta bene. Si allena sempre con noi da quando è rientrato. Ha giocato qualche spezzone con il Kairat e poi con la Lazio. Non è andato in nazionale e questo gli ha fatto bene: aveva bisogno di allenarsi con continuità per ritrovare condizione. Ora sta molto meglio". Chi è tornato dalle nazionali come sta? "Stanno tutti bene, tranne Dumfries che ha avuto un problema alla caviglia dopo la partita con la Lazio. In nazionale non si è allenato e, una volta rientrato, abbiamo verificato il problema: domani non ci sarà".
C’è molta pressione nel calcio italiano e spesso poca spensieratezza. Lei parla invece di divertimento. Perché? "Il divertimento è responsabile: significa apprezzare le piccole cose, come il sole di oggi dopo la neve di ieri. Danno energia. L’ansia mostra sempre lo scenario peggiore: è bugiarda, ti svuota e non ti fa esprimere il tuo valore. Bisogna affrontare tutto con sorriso e consapevolezza. Il calcio italiano può migliorare, ma non deve perdere la propria identità. È un campionato meraviglioso, difficile, competitivo. Anche voi giornalisti siete appassionati: è una cosa bella. Serve sorridere un po’ di più e preoccuparsi meno dei gol subiti o degli 0-0. Il calcio resta la cosa più bella di questo Paese".