Da un Capitano all'altro in 161 gol: Lautaro raggiunge Mazzola
Squadra
— 10 nov 2025Il Toro ha raggiunto il quarto posto della classifica marcatori di tutti i tempi, a pari merito con il leggendario Sandro Mazzola
Ancora una volta si fa la storia: ancora una volta Lautaro Martinez ci spinge ad aprire il libro dei record nerazzurri per scrivere una nuova pagina. È passato davvero poco tempo quando all’inizio di ottobre il Toro raggiungeva Luigi Cevenini al quinto posto nella classifica marcatori all-time del Club, eppure è già arrivato il momento di festeggiare un nuovo, straordinario traguardo. Il gol segnato da Lautaro contro la Cremonese ci aveva permesso di raccontare la storia di Zizì: ora grazie alla rete segnata contro la Lazio il Toro scala un’ulteriore posizione in classifica. Insieme a lui al quarto posto dei migliori marcatori della storia dell’Inter però non c’è un giocatore come gli altri: 161 gol sono quelli segnati in nerazzurro da Sandro Mazzola (alcune classifiche riportano 162, conteggiando una rete segnata nel Trofeo Armando Picchi del 1971).
I MIGLIORI MARCATORI DELLA STORIA DELL'INTER
aggiornata al 30 novembre 2025
GIOCATORE | GOL SEGNATI | PRESENZE | MEDIA GOL/PARTITA |
1. Giuseppe Meazza | 284 | 408 | 0,7 |
2. Alessandro Altobelli | 209 | 466 | 0,45 |
3. Roberto Boninsegna | 171 | 287 | 0,6 |
4. Lautaro Martinez | 163 | 352 | 0,46 |
5. Sandro Mazzola | 161 | 565 | 0,28 |
6. Luigi Cevenini III | 158 | 190 | 0,83 |
7. Benito Lorenzi | 143 | 314 | 0,46 |
8. Istvan Nyers | 133 | 182 | 0,73 |
9. Mauro Icardi | 124 | 219 | 0,57 |
10. Christian Vieri | 123 | 190 | 0,65 |
Dici Inter, dici Mazzola: la storia di Sandro, nato a Torino l’8 novembre 1942, è legata a doppio filo con quella del Club, fin da quando piccolissimo entrò per la prima volta nelle giovanili nerazzurre. Un destino in cui il calcio rappresentava un mezzo per alleviare il dolore di una tragedia: Mazzola non aveva ancora 7 anni quando suo papà Valentino, capitano e fuoriclasse del Grande Torino, perse la vita insieme a tutti i suoi compagni sulla collina di Superga.
Sandro cresce respirando interismo, un sentimento che gli viene trasmesso da alcuni dei suoi più grandi esponenti di sempre: Benito Lorenzi e Giuseppe Meazza lo crescono nelle giovanili, sono i suoi esempi. È già passato del tempo da quando giocava all’oratorio San Lorenzo, dividendo il campetto anche con Adriano Celentano: all’inizio l’adattamento non è semplice per Sandro, anche perché nel 1960 arriva un allenatore straniero, con un’idea di calcio particolare e innovativa. Helenio Herrera chiede al giovane Mazzola di giocare da numero 8 attaccando: una mossa che cambierà per sempre la sua carriera.
Il suo esordio in Serie A arriva a 18 anni, il 10 giugno 1961 in una partita entrata a suo modo nel mito nerazzurro: uno Juventus-Inter in cui Angelo Moratti decise di schierare la formazione Primavera in segno di protesta. Quella mattina Sandro ha un’interrogazione a scuola: nel pomeriggio debutta con la maglia nerazzurra. Finì 9-1 per i bianconeri e per l'Inter, l'unico gol, lo segnò proprio Mazzola. L'inizio di una leggenda.
Da quel momento inizia un’avventura unica e indimenticabile: nasce la Grande Inter, la squadra che per anni dominerà il calcio mondiale grazie alla sua organizzazione e tecnica. La formazione diventa una filastrocca da mandare a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti… e poi Mazzola, l’ottavo nome, il ragazzo in grado di scardinare le difese avversarie con la sua posizione atipica.
Sandro vince tutto: l’Inter conquista quattro Scudetti nel 1963, 1965, 1966 e 1971. Ognuno ha un valore particolare: il primo inaugura un’epoca d’oro, il secondo si accompagna alla Coppa dei Campioni, il terzo è quello della Prima Stella, l’ultimo arriva dopo una rimonta straordinaria, con Mazzola capitano. Successi in Italia, in Europa e nel Mondo: quest’Inter è quella delle due Coppe dei Campioni vinte con Real Madrid e Benfica e delle due Intercontinentali conquistate con le battaglie contro gli argentini dell’Independiente.
Uno di questi trionfi però vede Mazzola come protagonista assoluto: il 27 maggio 1964 l’Inter affronta il leggendario Real Madrid nella finale di Coppa dei Campioni al Prater di Vienna. Mazzola ha 21 anni e si misura con i più grandi campioni dell’epoca: Sandro sembra ipnotizzato nel tunnel che porta in campo, davanti al suo idolo Alfredo Di Stefano. Sarà Luis Suarez a sbloccarlo con una frase decisiva: “Noi andiamo a giocare la finale, tu cosa vuoi fare, resti qui a guardare Alfredo?”. Sandro la gioca eccome quella partita: Mazzola segna due gol meravigliosi, che insieme alla rete di Aurelio Milani portano l’Inter sul tetto d’Europa. Tanti gli aneddoti legati a quella partita: il capitano del Real Paco Gento che lo saluta a inizio partita, l’omaggio di Ferenc Puskas dopo il fischio finale, quando lo straordinario campione ungherese regalò la sua maglietta a Sandro, dicendogli che era degno di suo padre. Uno dei ricordi più emozionanti della vita di Mazzola.
L’Inter come guida, l’Inter come costante della vita di Sandro: Mazzola a quota 565 partite giocate è il quarto giocatore per presenze nella storia del Club. Oltre agli 8 trofei vinti in nerazzurro, Mazzola ha giocato altre due finali di Coppa dei Campioni con l’Inter, mentre con la Nazionale italiana ha vinto l’Europeo del 1968 e l’argento ai Mondiali di Messico 1970. Sandro è stato anche candidato 9 volte al Pallone d’Oro - record tra i giocatori nerazzurri – arrivando secondo alle spalle di Johan Cruijff nel 1971.
“L'Inter mi diede una possibilità, una cosa che non ha prezzo. Mi diede la possibilità di diventare qualcuno una volta che scomparve papà. Il nerazzurro è qualcosa che rimane dentro”: Sandro Mazzola ha meravigliosamente ripagato questa possibilità, perché per l’Inter non sarà mai semplicemente “qualcuno”.
Sandro ora può sorridere ancora una volta, perché Lautaro Martinez, quel giocatore conosciuto ad Appiano Gentile nella primavera del 2024, l’ha raggiunto a quota 161 gol con l’Inter. La storia che ritorna, da un capitano a un altro: una storia che come colori ha solo il nero e l’azzurro.