Sanchez - Inter-Juventus - Supercoppa

Del Cielo e della Notte - Supercoppa, la storia fantastica



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2 ore fa
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Mi nombre es Alexis Sanchez, il portaombrelli, gli spalti vuoti di San Siro, l’affarone Vampeta, i rigori sbagliati da Zanetti, Riise bene chi Riise ultimo e la striscia aperta di Lautaro


Ci siamo innamorati e commossi, abbiamo visto verdetti ribaltati e personaggi secondari assurti a protagonisti, abbiamo visto capitani eroici arrivare alla vittoria superando antagonisti davvero potenti, colpi di scena nel finale, tremendi ribaltoni, protagonisti indimenticabili. Vale per la filmografia di Rob Reiner, uno dei registi più importanti forse non per la critica ma per la formazione di ognuno di noi, tragicamente scomparso nelle ultime ore. E vale per la Supercoppa Italiana, che si adatta bene al suo film più particolare. Una fiaba per bambini però adattata in quello che è indiscutibilmente una pellicola per i più grandi. La Supercoppa Italiana, coppetta o portaombrelli quando non la vinci, trofeo che può al meno salvare una stagione, al massimo infiocchettarla con tutti i crismi quando ne diventa ciliegina sulla torta è, ne più ne meno, una storia fantastica. L’Inter ha un’opportunità unica, intanto sollevare un trofeo, in un 2025 che è stato uno degli anni più amari e insieme più esaltanti della sua storia, anno che era iniziato proprio con la beffa suprema della supercoppa a Riad, con la rimonta subita dai rossoneri nella ripresa. Per citare ancora Reiner, mai così vicini.

Siamo qui, sugli spalti semideserti di San Siro, ancora dall’altra volta, abbiamo preso la macchina del tempo e siamo tornati a trentasei anni fa, ventinove novembre 1989, seconda edizione assoluta della supercoppa. L’ispirazione è stata quella che in Inghilterra si chiama ancora Charity Shield e che con varie formule e formati esiste ininterrottamente dal 1908, quando si dice la combinazione. In Italia doveva debuttare nel 1988, ma Milan, campione d’Italia e Sampdoria, vincitrice della Coppa Italia, non riescono a mettersi d’accordo sulla data. Si arriva a fine stagione, giugno 1989, per la prima edizione. La Lega calcio vuole scongiurare un altro litigio e impone subito la data dell’edizione successiva: a San Siro Inter e Sampdoria devono sfidarsi un mercoledì di novembre, il 29. Vuoi il rischio nebbia, vuoi la gara in tv seppur in leggera differita, una rarità per quei tempi, ma gli spettatori sono poco più di settemila, per vedere l’Inter battere la Sampdoria di Mancini e Vialli, vera rivale di quegli anni. Bastarono due gol, del compianto Enrico Cucchi il primo, di Aldo Serena il secondo nel finale. L’Inter alza la coppa e gli spettatori semicongelati hanno di che scaldarsi. Gli spalti più che semivuoti suggeriscono un cambio radicale di formato: la supercoppa diventa, esattamente come in Inghilterra, l’entrée della stagione.

MILANO,29-11-1989   DFP/LIVERANI ENRICO.SUPERCOPPA DI LEGA INTER-SAMPDORIA:.FESTEGGIAMENTI INTER .PELLEGRINI-BARESI CON COPPA
MILANO 29-11-1989   DFP/LIVERANI ENRICO.SUPERCOPPA DI LEGA INTER-SAMPDORIA:GIOCATORI INTER CON IL PRESIDENTE PELLEGRINI CON LA COPPA

L’Inter si trova a rigiocarla nel 2000, ed è quasi un caso. La stagione precedente era stata un monologo laziale: campionato vinto all’ultima giornata, col sorpasso sulla Juventus, Coppa Italia anche, in una finale contro l’Inter passata alla storia, più che per il trofeo assegnato, per il terribile infortunio a Ronaldo, la perdita dell’innocenza per milioni di tifosi interisti nel mondo. Ronnie tornerà sebbene mai come prima, e la vita da lì in poi avrebbe avuto un sapore diverso, leggermente più amaro. Qualificata alla supercoppa in quanto finalista di Coppa Italia: tra Inter e Lazio continua ad esserci un abisso onestamente, e il tabellino della gara dell’Olimpico non fa eccezione. Claudio Lopez doppietta, Mihajloivic e Stankovic per i laziali, per l’Inter fanno gol Robbie Keane, Francisco Farinos e addirittura Vampeta, non proprio tre hall of famer. E proprio Vampeta è l’interista che non ti ricordi.

Marco Andrè Batista Santos, per tutti Vampeta, arriva in Italia grazie a Ronaldo. "Siam molto legati, Vampeta ha un carattere espansivo, sarà importante per il gruppo e per lo spogliatoio". Pettinatura anni Trenta, riga in mezzo, baffo alla Clark Gable, aveva posato per qualche rivista brasiliana non proprio in prima fila nelle edicole. Biglietto da visita: segna due gol all’Argentina nelle qualificazioni ai mondiali 2002. In campo però non funziona: troppo lento per la Serie A, non si ambienta fuori dal campo, di fatto dura soltanto pochi mesi. Pagato trenta miliardi di lire, gioca settantadue minuti in Serie A. Eppure è uno dei migliori affari della storia dell’Inter. Possibile? Beh sì. L’Inter ne cede metà cartellino al Paris Saint Germain in cambio di Dalmat, la seconda metà al Flamengo in cambio di un certo Adriano Leite Ribeiro, giovane promettente. Se ne sentirà parlare.

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Nel terzo millennio inoltrato però l’Inter torna competitiva, va tante volte vicina alla vittoria poi nel 2005 comincia e non smette più. L’Inter giocherà la supercoppa per sette edizioni consecutive, con alterne fortune. Si comincia sul serio: Juventus Inter a Torino, sulla carta una partita proibitiva. La squadra di Mancini ha un’utopia, far coesistere assieme Veron, regista classico, con Pizarro, regista atipico. Schierarli entrambi è difficile, se non impossibile, e l’esperimento a medio-lungo termine si schianterà. Non prima però di aver regalato un’emozione unica. L’Inter resiste alla mareggiata bianconera e ai supplementari passa, proprio grazie alla collaborazione inedita. Lancio di Pizarro, Adriano addomestica il pallone e aspetta l’arrivo di Juan Sebastian Veron, che con un destro implacabile batte Chimenti e decide la sfida. Diventerà una delle partite simbolo del cambio della guardia negli albi d’oro del calcio italiano: la Juventus infatti dovrà aspettare altri sette anni per rivedere un trofeo, l’Inter invece non si fermerà più.

Stadio di San Siro, agosto 2006, l’Inter sogna in grande. In campo ci sono Ibrahimovic e Adriano, intanto. La coppia dei sogni, ma mentre lo svedese è in piena ascesa, il brasiliano pur avendo appena ventiquattro anni è già in calo. La Roma sembra una vittima sacrificale, ma la prima mezz’ora l’Inter dorme. Mancini segna a porta vuota, Aquilani ne fa due e al trentaquattresimo sembra davvero finita: zero a tre. E nel calcio si. È visto davvero pochissime volte vincere una squadra sotto di tre gol. In mezzo l’Inter schiera Cambiasso Stankovic e Figo, ma la scena se la prende Patrick Vieira, che qualche mese prima ha visto il futuro compagno di squadra Marco Materazzi saltare nel cielo di Berlino per l’1-1 in finale mondiale. Il francese si consola mettendo a segno il gol che riporta l’Inter in partita prima dell’intervallo. Nel primo quarto d’ora della ripresa Roberto Mancini mette due giocatori che da quella squadra non usciranno di fatto più: Hernan Crespo per Adriano e poi Maicon per Fabio Grosso, con conseguente trasloco sulla fascia mancina di Zanetti. Che l’Inter così abbia una marcia in più lo si capisce subito, col gol di Crespo praticamente al primo pallone toccato. Si gioca a una porta unica ormai, l’Inter da tutto e ancora Vieira pareggia incredibilmente. Si va ai supplementari e tocca a Luis Figo completare la rimonta leggendaria su calcio di punizione. Finisce quattro a tre e la Roma mastica amaro, mentre Zanetti solleva la coppa al cielo.

MILANO, 26-08-06 DFP/MARCO DE PONTI.STADIO GIUSEPPE MEAZZA SAN SIRO.SUPERCOPPA TIM / INTER-ROMA (4:3): JAVIER ZANETTI - ESTEBAN MATIAS CAMBIASSO - LUIS FIGO - HERNAN CRESPO - DOUGLAS SISENANDO MAICON - MARCO MATERAZZI - FRANCESCO TOLDO - JULIO RICARDO CRUZ - IVAN CARMINATI - FESTEGGIAMENTI CON LA COPPA
MILANO, San Siro, 26-08-2006-DFP/ENRICO LIVERANI - JAVIER ZANETTI CON LA COPPA..Milan, San Siro, August 26, 2008 - Credit: DFP/Enrico Liverani - Javier Zanetti with the cup
MILANO,26-08-06 DFP/FOTO GIORGIO RAVEZZANI.SUPERCOPPA DI LEGA.INTER-ROMA 4-3:

Dodici mesi dopo la rivincita: stesse squadre, stesso campo, stessi allenatori. Stavolta però è diverso l’esito: Spalletti scottato dall’anno precedente disegna un Roma più guardinga, e la sfanga nel finale: un rigore di De Rossi basta alla Roma a portarsi a casa la coppa, l’ingenuità interista è di Burdisso, che stende Totti nel finale.

Una a testa, serve la bella, come da bambini. E la terza inter Roma di fila è una gara leggendaria. Sulla panca giallorossa c’è sempre Spalletti, su quella interista è arrivato Josè Mourinho. Il portoghese all’inizio in nerazzurro trasferisce il credo tattico perfezionato al Chelsea. 4-3-3, con un centravanti uomo ovunque, Ibrahimovic, e due ali a supportarlo, in questo caso Figo e Mancini. La prima mezz’ora è entusiasmante, e l’Inter passa con Muntari. Nella ripresa ancora De Rossi punisce l’Inter e riporta il tutto in parità, poi nel finale Balotelli sembra decidere il match con un guizzo dei suoi. Il palco della premiazione è pronto, si aspetta il fischio finale e invece all’ultima palla la Roma pareggia, carambola su corner. Nei supplementari non succede nulla, si va ai rigori: Totti ha la palla per vincere, ma incredibilmente, parliamo pur sempre di Totti, colpisce la traversa. Tocca a Zanetti, che sul dischetto va serenissimo: in carriera non ha mai sbagliato un rigore. C’è una ragione eh: non ne ha mai tirati. Questo resterà il primo e l’ultimo. Tiro, gol, corsa a prendersi la coppa da capitano.

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La supercoppa va in Cina, un anno dopo: L’Inter sfida la Lazio. La partita è qualcosa di surreale: Muslera fa almeno sei miracoli, ma la Lazio passa ai primi due affondi. L’Inter carica a testa bassa, segna con Eto’o ma non basta. La supercoppa è biancoceleste. Rimarrà l’unico trofeo che la seconda e ultima Inter di Mourinho non vince: la stagione della leggenda sta nascendo, e lo farà grazie all’ultimo tassello, Wesley Sneijder, che arriverà qualche settimana dopo. 2010 si riprende un grande classico, Inter Roma. Passano prima i giallorossi con John Arne Riise, che capitalizza ‘astuzia un bel filtrante di Totti, ma come noto Riise bene chi Riise ultimo. Pandev mostra ancora una volta di essere il più furbo di tutti, poi sale in cattedra Samuel Eto’o che firma il trofeo con una personale doppietta. Fattualmente, è il punto più alto della storia del calcio italiano: mai una squadra è stata contemporaneamente campione in carica di scudetto, Coppa Italia, Champions League e Supercoppa Italiana.

L’anno dopo l’Inter torna in Cina per il primo derby in Supercoppa della storia: le due squadre che si erano giocate il campionato l’anno precedente si ritrovano. In panchina tra i nerazzurri c’è Gian Piero Gasperini, l’uomo giusto nel momento sbagliato: la sua difesa a tre non si incastra con il gruppo, abituato a una linea a quattro. Sneijder prova comunque a portare l’Inter in avanti con una punizione deliziosa, poi Ibrahimovic e Boateng portano il trofeo a Milano sponda rossonera. DA lì in poi l’eclissi: passeranno undici anni prima di rivedere una supercoppa, in casa Inter, e il modello ricorda un po’ Inter Sampdoria, la fondazione.

Si gioca Inter Juventus, in pieno gennaio, in un san siro ghiacciato e pieno per meno della metà, trentamila persona. Niente disinteresse del pubblico stavolta: i posti sono obbligati per via delle restrizioni dovute al covid. La Juventus parte forte e passa con McKennie ma c’è una legge non scritta nelle finali che gioca l’Inter in questa manifestazione. Chi segna per primo, infatti, non vince quasi mai: è successo soltanto sette volte in tredici finali, un po’ troppo poco. L’Inter pareggia la partita con un rigore trasformato da Lautaro, poi diventa una partita a scacchi tra i due allenatori, Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri. Gli ultimi secondi sono da incorniciare per i tifosi dell’Inter. La Juve aspetta che il pallone esca per far entrare Leonardo Bonucci, già pronto a bordocampo, per calciare uno dei rigori della serie finale. Nel frattempo, Darmian si avventa in area su un incauto stop di petto di Alex Sandro. Chiellini lo travolge, ritraendo immediatamente le mani come a segnalare l’assoluta estraneità ad un eventuale calcio di rigore. Neppure il tempo di interrogarsi sull’accaduto che ci pensa Alexis Sanchez, che con tecnica sopraffina arpiona il pallone e lo scaraventa in rete. Il gol è straordinario, l’esultanza è ancora meglio, ma il cileno se possibile si supera in sala stampa. Domanda: com’è decidere la finale? La risposta è entrata nel linguaggio comune. Le origini dei meme

Supecoppa Italiana 2021 - Inter-Juventus 2-1 - 12 gennaio 2022
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Fu ad oggi l’ultimo episodio italiano: dal 2022 infatti il format trasloca a Riad, e l’Inter ne è stata fiera protagonista della prima edizione: il derby del 2023 si gioca a una porta sola: dopo venti minuti l’Inter è sopra due a zero grazie ad altrettante azioni gioiello, una clamorosa azione corale conclusa da Dimarco e un assolo di Edin Dzeko che fa venire la nausea a un campione come Sandro Tonali. Il terzo gol di Lautaro, di fattura pregevolissima, serve soltanto alle statistiche. Anche a Riad, Milano ha soltanto due colori.

Supercoppa 2022-23
Supercoppa 2022-23

Non cambia la musica l’anno successivo, in cui il format cambia, prendendo spunto da quello spagnolo, e diventa a quattro squadre. Lazio travolta tre a zero, il Napoli di Mazzarri erige un fortino che l’Inter abbatte soltanto nel recupero con una zampata di Lautaro, a segno per la terza supercoppa consecutiva.

Formazione Supercoppa Italiana 2024
Supercoppa italiana 2024 Riyadh
Supercoppa italiana 2024 Riyadh

Ci sarebbe anche spazio per il poker, l’anno successivo, e il raddoppio di Taremi sembra far pendere la bilancia dei derby ancora una volta dalla parte nerazzurra. Black out, invece, e il Milan riesce nella clamorosa rimonta, alzando il secondo trofeo degli anni venti. Ora si torna a Riad, e Lautaro può arrivare a cinque finali consecutive a segno, l’Inter a nove trofei sollevati. Bologna prima, Milan di Allegri o Napoli di Conte nell’eventuale finale. Il piatto è ricco, non solo per il montepremi. Perché la Supercoppa logora chi non ce l’ha.


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