Diario, giorno 11 | Capovolte e ritorni

Una marea rossa, una massa rumorosa e a ritmo. Migliaia, dal Giappone, in festa e con una missione. Una mattina grigia, con qualche goccia di pioggia a rendere tutto più ovattato. 25mila persone che arrivano alla spicciolata, a rendere lo stadio un catino rumoroso e impaziente. E poi l'Inter. I colori, sempre gli stessi, la divisa nuova, che brilla per la prima volta sul campo verde. Una partita da vincere, iniziata storta e poi raddrizzata, capovolta da una rovesciata, questo è il calcio, sigillata da un tocco chirurgico. Protagonisti attesi e nuovi, in un copione imprevedibile.

La prima vittoria di Cristian Chivu da allenatore: da giocatore, infiniti successi. Ora la prima al comando, grazie a una serie di eventi che rendono questa prima partita di Seattle un contenitore di tante storie. Siamo partiti dal tifo della gente di Saitama, mai doma fino al 92'. Perché anche l'Inter non è mai doma, attacca e gioca, sempre, per cercare la vittoria.

Lautaro è il capitano indomabile. Lotta sempre, trascina, mette sulle spalle la squadra. E segna, anche in maniera spettacolare. Il gesto, la rovesciata, è repentino. Poi, da terra, interminabili attimi di attesa, con il pallone quasi spinto con lo sguardo in porta. Un segnale, che ha aperto la strada alla vittoria, arrivata in fondo, in pieno recupero, grazie a un colpo preciso.

Valentin Carboni 8 mesi fa subiva un grave infortunio. Giorni lontano dai campi, allenamenti e riabilitazione, il ritorno in nerazzurro, l'impegno e la voglia. La qualità, chiesta dal mister e messa subito al servizio della squadra, fino al premio più bello, per lui e per tutti, del gol vittoria.

E poi i fratelli Esposito: Sebastiano titolare, Francesco Pio che debutta in Prima Squadra proprio subentrando al fratello. 11 anni fa correva sui campi delle giovanili nerazzurre, ora il cerchio si chiude, con una festa da condividere in famiglia.

Questa è l'Inter.