Lautaro da Barcellona a San Siro: capitano, esempio, leader
Squadra
— 9 mag 2025I sette giorni del Toro dalla vigilia della partita d'andata alla qualificazione in finale: un racconto epico
L'epica di Inter-Barcellona è composta da capitoli, storie, personaggi differenti. Ce ne sono tante, di situazioni, momenti, fattori che resteranno sempre, e per sempre, nel cuore e negli occhi dei tifosi nerazzurri. Basti pensare: alla sfida del Montjuic, al tacco di Thuram, alla rovesciata di Dumfries. E poi, la pioggia di San Siro, il doppio vantaggio, la partita quasi persa, Yamal imprendibile e inafferrabile, il miracolo di Acerbi nel recupero, la saga dei supplementari con il gol di Frattesi e l'eroica prestazione di Yann Sommer. Dalla vigilia della sfida di Barcellona fino al fischio finale di Marciniak a San Siro, l'Inter ha vissuto sette giorni che assomigliano più a un racconto mitologico più che a una sfida andata e ritorno.
Storie, protagonisti e uomini diversi: c'è un giocatore però che ha raggiunto nuove vette all'interno di una carriera nerazzurra già indimenticabile. Lautaro Martinez è stato il capitano, il leader, il cuore di questa Inter eroica, che ha scritto una nuova, meravigliosa pagina della sua storia ultracentenaria. Il Toro ha guidato i suoi compagni con la forza del suo esempio, dimostrando con i fatti il suo attaccamento alla maglia nerazzurra, vestita con orgoglio a tutti i costi nella partita di ritorno dopo l'infortunio patito a Montjuic.
Un racconto iniziato martedì 29 aprile, vigilia della gara d'andata: Lautaro è chiamato a trascinare compagni, tifosi e tutta l'Inter nella sfida più difficile della Champions League, in casa di un Barcellona bellissimo e apparentemente imbattibile, soprattutto in casa propria. Il giorno prima di scendere in campo, Lautaro parla in conferenza stampa insieme a Simone Inzaghi: nello sguardo c'è la voglia di affrontare un avversario enorme nella sua tana, senza paura, consapevoli della forza interiore di questa Inter.
“Dirò che serve compattezza, dobbiamo essere uniti. Siamo i primi a soffrire quando perdiamo, non lo accettiamo. Ci siamo parlati tra di noi, detti cose che rimangono nello spogliatoio. I miei compagni sono tutti consapevoli di affrontare una grandissima squadra. Cuore, grinta e sforzo da parte nostro ci sono sempre. Non tutte le gare si sviluppano allo stesso modo ed è importante che queste caratteristiche ci siano sempre. Siamo pronti, abbiamo recuperato energie e ora dobbiamo preparare gli ultimi dettagli e fare la nostra partita con grande personalità”
Lautaro Martinez
Lo stadio Olimpico di Montjuic è infuocato, pronto a spingere il Barcellona alla conquista di una finale di Champions League che ai catalani manca da 10 anni. I giocatori entrano in campo e vedono una marea blaugrana, con una coreografia che non lascia spazio ai dubbi: cinque Champions League con le date in cui sono state vinte e una sesta, senza anno, sogno dei tifosi del Barcellona. Lautaro guida la fila, è il primo a leggere la scritta esposta in catalano: "Una missió, la Final". Al fischio d'inizio di Turpin però capita qualcosa: l'Inter gestisce palla, Acerbi lancia lungo e il capitano lotta con De Jong, anticipandolo di testa e riuscendo a servire la palla per Thuram. Così si sviluppa la prima azione del match, la prima azione che porta al gol di tacco di Thuram: c'è lo zampino di Lautaro, che inizia lottando la sua semifinale d'andata. Il primo di 14 palloni giocati nel primo tempo, gli unici della partita del Toro. Una partita composta da 6 passaggi riusciti su 8, quattro duelli e una respinta difensiva: una prestazione di lotta e grinta, in un match molto difficile per un attaccante. Cifre contenute soprattutto per quello che succede al 43': uno scatto, il tentativo di guidare una ripartenza e uno stop imporvviso. La coscia si fa sentire, Lautaro lo capisce subito: si porta le mani al volto, disperato, perché intuisce che la sua partita è già finita. Lautaro regge fino al fischio finale del primo tempo, poi è costretto a uscire. La prima diagnosi parla di risentimento ai flessori della coscia sinistra, Inzaghi nella conferenza stampa post partita dice che sarà difficilissimo avere il capitano al ritorno: è qui che inizia un nuovo capitolo di questa storia, un capitolo di sofferenza e speranza.
I dubbi, il dolore, la possibilità di non esserci in quella che può essere una delle partite più importanti della sua carriera e della storia recente dell'Inter: non sono giorni semplici per Lautaro, che non può allenarsi con i suoi compagni. Gli esami strumentali parlano di elongazione: il dolore rimane, ma forse una possibilità di giocare esiste. Inizia una corsa contro il tempo, fatta di continue sessioni di fisioterapia. Il Toro non si arrende: se esiste anche solo una minima speranza di scendere in campo Lautaro lotterà per esserci. L'argentino salta la partita di campionato contro il Verona, non si allena sul campo, ma infiamma i tifosi con un post social emblematico: il capitano non molla, il capitano vuole giocare ad ogni costo. E lunedì 5 maggio, alla vigilia della partita, Lautaro torna ad allenarsi con i suoi compagni: la decisione però viene rimandata all'ultimo momento.
Arriva così il giorno della partita: al momento della pubblicazione delle formazioni ufficiali il nome di Lautaro è presente insieme a quelli dei suoi compagni. Il capitano ce l'ha fatta, il capitano ha recuperato e guida i nerazzurri nella seconda sfida contro il Barcellona. La partita è elettrica, come previsto: la tensione è palpabile, l'emozione tantissima. L'Inter gioca, costruisce, non rinuncia a sfruttare i suoi punti di forza contro le debolezze del Barcellona e al 21' Dimarco serve Dumfries in profondità. L'olandese, da solo contro Szczesny, vede Lautaro alla sua sinistra e lo serve: succede tutto in una frazione di secondo. Il Toro riceve, vede la porta spalancata: possiamo solo immaginare cosa possa essergli passato per la testa in quell'istante. Le lacrime, la fatica, il dolore per giocare questa partita a tutti i costi: emozioni liberate con il grido esistenziale lanciato dopo aver segnato il gol dell'1-0, il nono della sua Champions League, un record per un giocatore dell'Inter. La partita di Lautaro è una gara di lotta, sacrificio e abnegazione: il capitano, lanciato a rete una seconda volta, riesce a spostare il pallone all'ultimo istante disponibile, venendo così travolto da Cubarsì. Rigore per l'Inter, dopo il controllo di Marciniak al VAR: finisce così il primo tempo, sul 2-0 per gli uomini di Inzaghi. Il resto del match è un romanzo di lotta e amore viscerale, amore per il gioco, per la sfida, per i compagni e per i tifosi, quell'amore che ti fa dare tutto ciò che hai: Lautaro colleziona sei duelli, recupera tre palloni, si rende protagonista di un contrasto, un intercetto, due respinte difensive e due falli subiti. La partita del Toro si chiude al 71', dopo aver esaurito ogni energia disponibile: esce tra gli applausi scroscianti del pubblico di San Siro, riconoscente e ammirato per la prova straordinaria messa in campo. Un riconoscimento che raggiunge un livello superiore alla fine della partita: l'impresa è compiuta, l'Inter torna in finale di Champions League per la seconda volta negli ultimi tre anni. L'Inter torna in finale guidata dal suo capitano: Lautaro, esempio, leader e cuore di questa squadra.
“Nella gara d’andata avevamo sofferto tanto, ma abbiamo fatto un lavoro di squadra incredibile. Personalmente a fine gara ero in difficoltà perché ho sentito la gamba dolorante e ho passato i primi due giorni piangendo in casa perché avevo paura di non giocare il ritorno. Ho fatto doppia seduta di lavoro questa settimana e con una fasciatura stretta sono sceso in campo questa sera, in queste gare bisogna sempre esserci. Ho promesso oggi alla mia famiglia che sarei sceso in campo, anche mia mamma mi ha chiamato tutta la mattina perché soffre tanto, non sto bene ma adesso faremo un lavoro a parte per recuperare. L’inter da tre-quattro anni sta alzando il livello e noi dobbiamo essere orgogliosi. Questo stadio è incredibile e questa squadra non molla mai. Dal primo giorno che è iniziata questa competizione vogliamo vincerla, ora dobbiamo recuperare tante energie e goderci questa finale perché abbiamo una grande opportunità per fare la storia di questo Club.”
Lautaro Martinez